Il Centro Antiviolenza e Antistalking “Telefono Aiuto” gestito dalle’Associazioni “Focus Group” Onlus e Luce Onlus di Agrigento, in occasione del 25 novembre “Giornata Internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, promuovono come ogni anno l’iniziativa culturale “La Violenza Inattesa”. Titolo quanto mai emblematico, che definisce la violenza che non si aspetta mai che arrivi da una persona amata.
All’iniziativa collabora l’ A.S.P. 1 di Agrigento, Servizio Aziendale di Sociologia-Osservatorio Permanente sulle Famiglie e l’associazione di volontariato Armonia Sociale Onlus.
Hanno concesso il gratuito patrocinio il Comune di Agrigento, Assessorato alle Pari Opportunità, l’Ufficio Scolastico Provinciale e il movimento Internazionale Antistalking antipedofilia e pari opportunità di Mantova.
Dopo l’esperienza della settima edizione, anche questa edizione è stata condivisa l’iniziativa con i club service della provincia: Lions, Kiwanis, Fidapa, Ande, Soroptmist, Rotary e Rotaract.
Un primo evento sarà quello del 22 novembre presso l’ex collegio dei Filippini.
In particolare ci saranno diversi momenti e precisamente:
- La presentazione alla città dell’avvio del progetto “Accogliere e Proteggere, realizzato con il contributo del Dipartimento per e Pari Opportunità;
- La presentazione del concorso per gli Istituti Scolastici DAMARETE, giunta alla terza edizione;
- La presentazione della nuova campagna di sensibilizzazione “Linda” su gentile concessione della “DINAMOVIE” di Torino
Programma:
Dopo i saluti del Sindaco Avv. Marco Zambuto e dell’Assessore Patrizia Pilato della responsabile del Centro Antiviolenza Dr.ssa Antonella Gallo Carrabba, del Dr.Afredo Zambuto , Direttore Sanitario dell’ASP, della Prof.ssa Stefania Ierna dell’Ufficio Scolastico e dei presidenti dei club service presenti seguiranno gli interventi del sociologo dell’ASP Giorgio Patti su l’influenza dei media contro la violenza sulle donne e dello.
psicologo Ernesto Mangiapane che si soffermerà su: amori criminali.
Modererà la giornalista Margherita Trupiano.
Non passa giorno senza apprendere che una donna è stata violentata, picchiata, uccisa. Non è sufficiente dire “basta”, Uscire dal silenzio …si può !!! Telefono Aiuto dà Voce al tuo silenzio.
“La violenza fatta alle donne designa tutti gli atti di violenza fondati sull’appartenenza al sesso femminile, che causano o sono suscettibili di causare alle donne danno o delle sofferenze fisiche, sessuali, psicologiche e che comprendono la minaccia di tali atti, la coercizione o la privazione arbitraria della libertà, sia nella vita pubblica sia nella vita privata” (dichiarazione dell’ONU sulla Eliminazione della violenza alle donne 1993).
La violenza domestica ad opera di conoscenti è quella più diffusa: è appunto “La Violenza Inattesa”. Questa ha delle conseguenze molto gravi sulle vittime, proprio in virtù del fatto che proviene da persone di cui si fidano.
Anche il Centro Antiviolenza “Telefono Aiuto” dal 2003 impegnato sul fronte della violenza intrafamiliare attraverso le numerose chiamate e i numerosi casi che ogni giorno arrivano al Servizio ha una stima del fenomeno che non discosta né dal resto dell’Italia né dal mondo.
Il Centro Antiviolenza “Telefono Aiuto” promuove sempre iniziative culturali volte alla sensibilizzazione della cittadinanza e di allieve/allievi delle scuole rispetto al fenomeno della violenza di genere, ancora diffuso, con l’intento di stimolare una riflessione mirata alla prevenzione e all’attivazione di modalità di relazione non violente tra uomo e donna.
Quando si parla di violenza intrafamiliare “Non si tratta di qualcosa che accade altrove, accade qui. Non si tratta di qualcosa che accade ad altri, accade a noi, alle nostre amiche, alle nostre famiglie. È qualcosa che non si fermerà fino a quando ognuno di noi non dirà –mai più!.” Ecco il perché della scelta del titolo all’iniziativa “LA VIOLENZA INATTESA” giunta quest’anno all’ottava edizione.
Perché il 25 Novembre è Il Giorno Contro La Violenza Verso La Donna ?
La scelta del 25 di novembre come data internazionale della lotta contro la violenza sulla donna fu un accordo preso dalle partecipanti all’Incontro Femminista Latinoamericano e dei Caraibi che si realizzò a Bogotà nel 1981, accettando il sollecito della delegazione della Repubblica Dominicana che proponeva che in questo modo si rendesse omaggio alle sorelle Mirabal: Minerva, Patria e María Teresa. Esse sono un esempio vivo del tipo di donna impegnata nelle lotte del suo paese.
Le tre sorelle caddero per la violenza dal regime di Trujillo che mantenne il paese dominicano nell’arretratezza per 30 anni, nell’ignoranza e nel caos. Nel 1960, il paese dominicano scontento e stanco di una dittatura tanto lunga, tutti i giorni portava a termine lotte nelle strade contro le forze militari repressive che sostenevano il dittatore. Le sorelle Mirabal nacquero nella sezione Ojo de Agua, provincia di Salcedo, Repubblica Dominicana. Le condizioni di vita che si davano nel paese e la zona dove vissero, conseguenza del dominio statunitense ed il ritardo delle relazioni di produzione, determinarono la loro sensibilità di fronte agli acuti problemi sociali. La partecipazione attiva delle sorelle Mirabal nella lotta contro Trujillo guadagnò loro la fama di rivoluzionarie, motivo più che sufficiente affinché in una certa occasione Trujillo manifestasse davanti ad un gruppo di persone che i suoi due unici problemi erano le sorelle Mirabal e la Chiesa.
Che cosa accadde il 25 novembre 1960 ?
Minerva e María Teresa andarono a visitare i loro mariti alla prigione, in compagnia della sorella Patria. Furono intercettate in un posto solitario della strada da agenti del Servizio Militare di Intelligenza. Condotte ad un canneto vicino, furono oggetto delle più crudeli torture, prima di essere vittime di quello che si è considerato il crimine più orripilante della storia dominicana. Coperte di sangue, massacrate a colpi, strangolate, furono messe nuovamente nel veicolo nel quale viaggiavano e gettate in un precipizio, con la finalità di simulare un incidente. L’assassinio delle sorelle Mirabal produsse un gran sentimento di dolore in tutto il paese, ma servì per fortificare lo spirito patriottico di un paese desideroso di stabilire un governo democratico che garantisse il rispetto alla dignità umana.
La memoria di queste coraggiose sorelle, martiri che rischiarono le loro vite e le diedero, effettivamente per la causa della donna ci riempie di speranza e ci dà forza per continuare a lottare per una società ugualitaria nella quale donne ed uomini possano vivere in fraternità umana.
Patrio Mirabal
La sorella maggiore fu testimone viva delle numerose ingiustizie che si commettevano nel suo paese. Si sposò molto giovane con Pedro Gonzáles Cruz con cui allevò tre figli. La sua casa servì da rifugio e punto di riferimento nel coordinamento ed organizzazione del movimento 14 giugno. Scoperto il movimento furono imprigionati i suoi dirigenti e la maggioranza dei suoi membri, tra essi suo marito e suo figlio di 12 anni. La sua casa fu spianata dalla furia trujillista ed i suoi beni espropriati. Ebbe una morte orrenda.
Minerva Mirabal
A 22 anni e per avere respinto le pretese amorose del dittatore, fu fermata ed imprigionata. Nella pienezza della sua maturità politica, Minerva fu anche una delle organizzatrici del movimento 14 giugno. Nel 1955 si sposò con Manolo Tavarez Justo con cui ebbe due figli. Minerva, rappresentante delle idee politiche più avanzate della sua epoca, costituisce un riferimento storico per i paesi che costantemente lottano per la loro libertà. Anche ella soffrì una morte crudele.
María Teresa Mirabal
La più giovane delle tre sorelle. L’ambiente di attività rivoluzionarie ed antitrujillistas che la circondava e la sua profonda sensibilità sociale la portarono a collaborare attivamente col Movimento 14 giugno. Vittima della repressione fu imprigionata varie volte. María Teresa si caratterizzò per la sua fermezza e dignità negli interrogatori davanti agli uomini del” Servizio di Intelligenza Militare” (SIM). La sua morte commosse tutto il paese.
Le sorelle Mirabal sono diventate un simbolo internazionale, tanto che l’ONU ha deciso di celebrare in questo giorno il ricordo del loro martirio. La data onora, inoltre, la lotta delle donne contro l’oppressione politica.
Ma il fenomeno della violenza alle donne riguarda tutti i Paesi, anche quelli più civilizzati. Basti pensare che per le donne di età compresa tra i 16 e i 44 anni l’abuso e il maltrattamento in famiglia sono la principale causa di morte e di invalidità.
Ancora più del cancro, degli incidenti stradali, della guerra. Per richiamare l’attenzione dell’opinione pubblica su questo grave problema, i centri antiviolenza di tutta Italia ogni anno promuovono una serie di iniziative, che si sposano con la campagna di Amnesty International Stop violence against women, lanciata con lo scopo di sollecitare governi e organi internazionali ad adottare legislazioni a difesa delle donne e ad abolire ogni legge che in qualche modo tolleri o, peggio, favorisca abusi.
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